L’attitudine all’incontro tra
la musica del passato e la musica del futuro
è ormai l’espressione del suono contemporaneo,
un’esigenza quasi antropologica,
riemersa dalle brume di questo fine millennio.
Il forte potere magico e il carattere evocativo della musica mediterranea, il fascino del linguaggio popolare, la contaminazione interculturale, la comunicazione non mediata, la dimensione sociale ed empatica dello stare insieme.
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Sono questi i filoni di ricerca intorno ai quali “Amore & Rabbia” sta delineando una rivisitazione, in chiave libera e fantastica, di riti, e credenze di antica memoria; il tutto, ovviamente, con molta attenzione verso la natura socio-culturale del nostro territorio, verso le implicazioni dell’innovazione e verso il soddisfacimento della partecipazione. Una ricerca che, non curante del cosiddetto “rigore scientifico o accademico”, vuole prioritariamente sottolineare quanto la musica e la danza siano inscindibili dalla vita sociale, e quanto esse, con le proprie caratteristiche non verbali e né materiali abbiano contribuito a unire o dividere gli uomini e i popoli.
D’altronde la specificità delle culture “indigene”, terreno di profonde ricerche e di appassionate sperimentazioni, è quella di essere figlie delle tradizioni, dove influssi e contaminazioni emergono necessariamente come rapporti “naturali”, risultato delle più diverse dominazioni nel corso dei secoli. Il Mediterraneo, quindi come luogo di confine e al contempo di sconfinamento fra il mondo greco e quello latino.
Atene, Roma, Bisanzio hanno lasciato tracce profonde in tutto il Meridione, ma anche l’Islam e la Spagna, i Balcani di Scanderberg e le civiltà Nomadi, gli antichi Massapi e i leggendari Menhir. Una complessa mescolanza culturale da cui scaturisce prepotente la natura squisitamente mediterranea.
Dal primo pomeriggio a notti inoltrate si potrà assistere e partecipare a improvvise performances di musicisti, tuffarsi in sfrenate danze, incontrarsi nei luoghi deputati alle mostre o assaporare i prodotti tipici di Verzino nella cornice di un’allegra festa popolare, ammirare da vicino il nostro entroterra organizzando passeggiate verso i fiumi, i boschi e le grotte carsiche che si circondano.
Un evento che rende più fervido e interessante il nostro viaggio. Un viaggio che con i concerti inizia dalla Sardegna, dalle essenziali e cavernose voci dei Tenores di Bolotona per proseguire attraverso un percorso contaminato di suoni elettronici con gli Agricantus; approdando nelle tradizioni flamenco-arabe e della musica rai d’Algeria con Abbes Group e con le evoluzioni balcaniche/rockeggianti degli X Durawish.
Torna la Klezmer music di tradizione ebraica con i Tri Muzik, a cui farà seguito il virtuosismo della fisarmonica di Riccardo Tesi. Attesissimo il concerto di Eugenio Bennato con la sua ormai mitica “Musicanova”.
Particolarmente interessante il connubio tra gli Agorà e l’Orchestra Sinfonica Calabrese dove la tipicità della musica etnica si accosta al rigore di un quartetto d’archi. Finale a sorpresa tra le campagne di Verzino con l’etno-rave dai suoni tecno/logici, ipnotici e multietnici degli Ogun. Un esperimento quest’ultimo dove la trance diviene il punto d’incontro tra la nuova musica elettronica e le esperienze di molta musica etnica.
L’attitudine all’incontro tra la musica del passato e la musica del futuro è ormai l’espressione del suono contemporaneo, un’esigenza quasi antropologica, riemersa dalle brume di questo fine millennio. Il consumo della “popular music” diventa così particolarmente interessante, anche perché si lega alla tradizione evolutiva dei moderni mezzi di comunicazione visivi ed audiovisivi.
La storia della musica degli ultimi decenni, da questo punto di vista, può essere rieletta anche come la storia delle tecnologie atte alla gestione ed alla riorganizzazione degli aggregati sociali. La sua riscoperta di può offrire tutte le suggestioni per ricostruire la storia di un conflitto sotterraneo e parallelo che ha attraversato la modernità, i cui esiti sono, però, tuttora incerti.
Amore & Rabbia, cosciente del fatto che oggi la musica non solo si ascolta ma si abita, non può sottrarsi a tutto ciò essendo figlio di questa contemporaneità e tendente a linguaggi espressivi e creativi imprevedibili.
In definitiva con “Amore & Rabbia”, ovviamente, vogliamo riconfermare la scommessa già superata con successo nelle scorse edizioni: quella di riuscire a realizzare concerti ad alto livello professionale con importanti musicisti, mostre, stage e seminari in un piccolo centro dell’entroterra calabrese.
Una scommessa che ha caratterizzato questo Festival e che ha consentito a migliaia di persone di apprezzare la musica come valore aggregante tra diverse culture e generazioni, e come straordinario strumento di comunicazione.
Buon viaggio.
Pino Urso e Donato Clausi