James Senese



Napoli Centrale non si dimentica, è un pezzo di storia della musica popolare in Italia. Primo, perché (insieme agli Area e al Canzoniere del Lazio) hanno creato il suono pop italiano moderno. Secondo, perché ha scioccato e galvanizzato tutta la musica napoletana a venire, Daniele compreso. Terzo, perché ha messo definitivamente in orbita un personaggio come Senese, assolutamente unico e straordinario (voce da blues, sax magico, zingaro imbattuto nella musica che conta, sospeso tra l’Europa e l’Africa, tra Napoli e Parigi ).Quarto, perché un brano come Campagna ha mantenuto tutta la sua energia, selvaggia e ritmica, musicale e sociale: “Campagna/ com’é bella ‘a campagna/ E’ cchiù bella p’o padrone/ Ca se reggne ‘e sacche d’oro/ E a padrona sua signora/ Ca s’engrassa sempre cchiù”. 
Nel 1977 Napoli Centrale si scioglie, soprattutto perché al loro interno i musicisti non sono riusciti a trovare un punto di equilibrio forte (tra jazz e musica popolare, tra funky e dialetto), capace di garantire compattezza e coerenza, specialmente nei concerti dal vivo. Ma resta il segno, e la strada indicata. Resta Senese, che comincia un suo viaggio dentro una musica sempre più vissuta, impegnata, rinnovata, contaminata: da De Simone a Pino Daniele, da Umbria Jazz all’Apollo di Harlem, dalla canzoni di Totò a Gil Evans, senza contare tutte le altre partecipazioni e i suoi dischi da solo. Nel 1992 torna anche Napoli Centrale, sotto la formula del gruppo – laboratorio, aperto sia alla collaborazione di altri musicisti sia alla riflessione sul proprio passato. Da tutto questo arriva Jescealla’h, e adesso questo ‘Ncazzate Nire. Cioé la rabbia, come riferimento centrale di tutto l’album. La rabbia che passa nei testi di Franco Del Prete (anche lui ex Napoli Centrale), urlata, tenuta, accelerata, ritmata, rallentata nelle canzoni d’amore. La rabbia come reazione immediata alle cose che succedono intorno (da Berlusconi al Ruanda, ai fascisti). La rabbia, infine, che è cresciuta nel tempo e nella vita perché vincere a Napoli, per uno come Senese, vuol dire vivere un’esperienza infinita di dolore, di libertà e di emozioni, che ti costringono a una vita sempre più faticosa.


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