Daniele Sepe



Nato a Napoli il 17 Aprile 1960. Diplomatosi in flauto al conservatorio “S. Pietro a Majella” di Napoli, inizia la sua poliedrica attività con il “Gruppo operai ‘E Zezi” di Pomigliano. Nel ’76 partecipa con loro al Festival Internazionale di Rennes, di Martigues e di Bonn, incide il disco “Tammuriata dell’Alfa Sud” per la “Dischi del Sole”. Contemporaneamente ad un’attività concertistica “colta”, comincia ad interessarsi anche del saxofono e del Jazz. Dopo il diploma, stanco di preparare estenuanti concerti da presentare alle vecchie nobildonne immancabili al Circolo degli Artisti e non possedendo un frac, comincia a lavorare in studio e dal vivo con un sacco di gente (Teresa De Sio, Roberto De Simone, Mia Martini, Gino Paoli, Nino Buonocore, Roberto Murolo ecc..). Pericolosamente inizia a scriversi la propria musica da solo ed i nomi che dà alle diverse formazioni danno solo una vaga idea di quello che attende l’ignaro spettatore dei suoi concerti: “Art Ensemble of Soccovo” “Luchistu Luchiddu e i suoi Abbracalabria”, “Orchestra dell’On. Trombetta”, organici che vanno dal trio di soli fiati alla big bang di venti elementi. Paradossalmente tutto ciò piace alla gente e più incredibilmente ancora alla critica (con la doverosa esclusione di quella jazzistica). Comincia a documentare il suo lavoro dapprima sugli inevitabili demotape “senza speranza” e poi con un disco autoprodotto nel ’89 dal suggestivo titolo “Malamusica (non è tutto)”. Qualcuno lo ignora del tutto e qualcuno grida al “miracolo”. Così va la vita. Fortunatamente per il nostro eroe il disco si vende, cosicché ne registra un altro a cui da il titolo più che qualunquista di “L’Uscita dei Gladiatori”. Lo rifila con rara mancanza di scrupoli al Soluzionisti Virgil. Scappa a Timbuctu con i milioni di miliardi di conchiglie ricavate dalle vendite. Prima della scellerata fuga ha avuto il tempo di scrivere musica per il teatro (Falso Movimento, Teatri Uniti, Compagnia del Sancarluccio), per il balletto (Festval Internazionale di Danza e Poesia, Menti Labili) e soprattutto per il cinema (“Blues Metropolitano”, “Diciassette” di Enrico Caria, “Rimini Rimini”, L’Amore Molesto”, Cronaca di un amore violato”, “Lettere dall’America”, “Il Caricatore”) ha redatto il capitolo relativo agli strumenti a fiato della Nuova Enciclopedia del Rock della De Agostini. Irresponsabilmente lo spediscono a rappresentare l’Italia ai Festivals di Marsiglia, di Nantes, al Womex di Bruxelles e al Wexford Opera Festival (EIRE), giusto perché nessuno altro ci voleva andare. Riesce anche a fare una cosa seria e durante la guerra del Golfo arruola una cinquantina di musicisti napoletani per produrre una cassetta di canzoni pacifiste che distribuisce gratuitamente fuori le fabbriche e le scuole di Napoli. Nel ’94 pubblica il CD “Vite Perdite” che al fine gli porta un pò di bene procurandogli la partecipazione a numerosi festivals e l’agognata entrata nelle classifiche e nelle play-list prima italene epoi europee. Il disco viene addirittura premiato fra i cento dischi da salvare degli anni ’90 di Rockstar, e miglior disco dell’anno per Rockerilla; inoltre l’autorevole rivista inglese Folk Root lo presenta come unico disco italiano degno di essere ascoltato. Tutto ciò a riprova del fatto che se si manda un regalino giusto al giornalista giusto la promozione funziona… Nel ’95 esce “Spiritus Mundi” che bissa i successi del precedente. I due dischi in questione vengono saccheggiati per diverse antologie.

DISCOGRAFIA 
Malamusica, Il Parco, 1991. L’Uscita dei Gladiatori, Stule Libero – Virgin, 1992. Plys Standard and More, Officina, 1993. Vite Perdite, Polosud – Piranha, 1994. Spiritus Mundi, Polosud – Crime Squad, 1995 Viaggi fuori dai paraggi Il Manifesto – Officina, 1996 


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