Presentazione: Vocazione Rivoluzionaria di Luca Persico (O Zulù)



Nella presentazione del libro “Vocazione Rivoluzionaria” di Zulù, nome d’arte di Luca Persico, si respira un’atmosfera che fonde parole, suoni e memoria collettiva. Più che una semplice autobiografia, il testo si configura come un atto di resistenza poetica, una confessione senza filtri e un manifesto etico di chi ha scelto di vivere – e non solo scrivere – controcorrente. È il racconto di un artista che non ha mai separato la musica dalla vita, l’impegno dall’estetica, la parola dalla lotta.

Zulù, storico frontman dei 99 Posse, è stato – ed è ancora – una delle voci più radicali e autentiche del panorama musicale italiano. In Vocazione Rivoluzionaria, il lettore viene accompagnato lungo le tappe fondamentali del suo percorso artistico e umano: la nascita nel cuore di Napoli, gli anni dell’attivismo politico, la militanza nei centri sociali, la nascita della band, e poi il successo, le cadute, le rinascite. Ogni fase viene narrata con uno stile diretto, viscerale, a tratti lirico, ma sempre intriso di verità.

Il valore sociale dell’opera non sta solo nei contenuti esplicitamente politici – che pure sono centrali – ma nella coerenza di un’esistenza che ha fatto della contraddizione una forza e della marginalità una forma di appartenenza. Zulù racconta la propria esperienza con l’eroina, la disillusione, la fatica della cura. Ma non lo fa con autocommiserazione o con l’intento di suscitare compassione: lo fa per restituire dignità a ogni singolo inciampo, per dare voce a chi non ce l’ha, per dimostrare che la rivoluzione non è solo un’ideologia, ma anche una battaglia quotidiana con sé stessi.

Nel libro, il ritmo della narrazione si intreccia spesso con il linguaggio musicale: citazioni, strofe, ricordi di concerti diventano parte integrante di una storia che parla anche per immagini e suoni. È una dichiarazione d’amore verso la musica come strumento di trasformazione, ma anche un atto di accusa verso un sistema culturale e politico che tende a neutralizzare ogni forma di dissenso.

Vocazione Rivoluzionaria è, in definitiva, un’opera necessaria. Non solo per chi ha seguito il percorso dei 99 Posse o ha condiviso le lotte degli anni ’90, ma per chiunque creda che l’arte debba ancora avere un ruolo attivo nella società. Zulù ci ricorda che scegliere la rivoluzione, in qualunque forma essa si manifesti, è un atto di vocazione: intima, dolorosa, ma profondamente vitale.

La presentazione del libro non è dunque solo un evento letterario, ma un momento collettivo di riflessione, di confronto e – come sempre nel caso di Zulù – di resistenza. Una voce che continua a disturbare il silenzio comodo dell’indifferenza, e che ci invita, ancora una volta, a non smettere di lottare.


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