Le Chicles nascono nel 1995 da allieve di alcuni dei corsi di
flamenco tenuti da Amalia Goffredo a Bologna. Più che un vero e proprio
spettacolo, il gruppo indaga atmosfere e sonorità delle feste popolari
andaluse. Il flamenco in quanto arte e il folclore andaluso spesso si
fondono, dando vita a canti e danze di vasto dominio popolare: tra
questi la sevillana, diffusa da Siviglia a tutta la regione Andalusa,
nelle feste religiose e nelle fiere paesane. Ne sono stati identificati
fino a 9 stili differenti. I temi trattati vanno dall’esaltazione
dell’andalusismo all’amore, e ultimamente alla venerazione della Vergine
del Rocio, con riferimento al pellegrinaggio che si celebra in suo
onore.
I fedeli, un centinaio di confraternite che nel mese di
maggio confluiscono presso il santuario della Vergine del Rocio, in
provincia di Huelva, ogni notte osservano il “rito della candela”, cioé
il fuoco intorno al quale fino all’alba si canta e si ballano
sevillanas. La prima parte dello spettacolo ripropone il senso di questo
pellegrinaggio attraverso alcune sevillanas rocieras, cantate e ballate
dal vivo con l’accompagnamento del tamboril, della caña e delle
castañuelas. Voci, chitarra e palmas creano il ritmo per i passi dei
Tanguillos, danze di carnevale della tradizione di Cadiz. Lo spettacolo
si conclude con sequenze di alegrias e improvvisazioni di bulerias,
accompagnati da chitarra e palmas.
Le Chicles hanno partecipato alla
25° edizione del Festival di S. Arcangelo di Romagna, all’interno della
rassegna “Teatro dell’Ascolto” curata dai Giardini Pensili. Nel
novembre del 1995 hanno presentato il loro spettacolo al Link di Bologna
durante la serata multietnica SUQ. Nel febbraio del 1996 hanno preso
parte al Festival di Matera “I Sassi a carnevale”. L’8 marzo 1996 hanno
partecipato alla festa della donna organizzata, al Candilejas di
Bologna, dall’Associazione “Donne in movimento”. Hanno collaborato con
cooperative che lavorano nel sociale, presentando serate di animazione.
Le Chicles seguono il percorso che Amalia Goffredo ha impostato nei
corsi tenuti all’interno della Scuola Popolare di Musica “Ivan
Illich”di Bologna. Dopo aver trascorso dal 1983 cinque anni nella città
di Cadiz, Amalia Goffredo vive alternando lunghe permanenze in Andalucia
e in Italia. A Cadiz è stata allieva di Pastora e Rosario Rojas, nipoti
di Pastora Imperio che ispirò Manuel De Falla nella composizione de El
Amor Brujo. A Siviglia ha frequentato la scuola di Fernanda Romero,
gitana, considerata erede dell’arte di Carmen Amaya; ha frequentato
l’Academia de Baile della Peña Flamenca di Huelva, diretta da Milagros Mengibar.
In Andalucia è socia di varie e prestigiose associazioni flamenche e
partecipa a conferenze e congressi di flamencologia. A Bologna dal 1988
si dedica all’insegnamento del flamenco, sia sul piano coreografico che
teorico e culturale e realizza coreografie in alcune opere teatrali, tra
cui lo spettacolo Flamenco: “Il grido, il ritmo, il vino”, di cui ha
curato insieme a Salvo Nicotra la parte musicale, poetica e visuale. Ha
composto e presentato Sonidos Negros del Flamenco all’interno della
rassegna “Note truccate” organizzata a Bologna nel 1988. Nel gennaio ’93
ha ideato e realizzato ¡Ay Camaron!, spettacolo dedicato a Camaron de
la Isla, a pochi mesi dalla sua morte. Nel giugno dello stesso anno ha
presentato lo spettacolo di ballo e immagini Fiesta Flamenca en
Andalucia.
Il gruppo: Amalia Goffredo, Amalia Di Toma, Doriana
Frammartino, Doris Ghirardi, Rita Papasidero, Sabrina Piu, Teresa
Pomponio, Lorena Ferri, Francesca Ria, Francesca Valente, Simona
Casonato, Federica Valer, Alessandra, Andrew Smith.