Le nostre tradizioni si stanno perdendo;
…ogni tradizione vivente conserva e innova,
conserva innovando e innova conservando,
ogni tradizione è storia e attività,
non passività e inerzia.
Amore e Rabbia, amore per le nostre radici e rabbia per un territorio succube della degenerazione e che stenta a decollare culturalmente. Avviamo questa prima edizione con l’intento di arginare l’isolamento culturale che da moltissimi anni ci attanaglia.
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Pensiamo a questo progetto come ad una enorme scultura di pietra in mezzo ad un esteso campo di Fiori, dove tutti gli abitanti delle colline circostanti si recano ad ammirarla minuziosamente, violandone la sacralità, e per questo che invitiamo tutti i musicisti e i cantori che orbitano nel popolare” a venire a suonare e cantare per le strade di Verzino e prendere parte al dialogo. Al dialogo vivificante che Amore e Rabbia (A & R) vuole offrire ai suoi partecipanti. Un dialogo diretto, immediato, col quale giocheremo la partita sul recupero della musica popolare. Pensiamo che non esista reale recupero se non vi è la reale presenza dell’uomo, se non vi è il coinvolgimento diretto del corpo e della psiche di fronte all’oggetto primario, (la Musica).
La musica rappresenta uno strumento forte per comunicare speranze e critiche allo stato delle cose esistenti, la musica quindi come strumento per entrare più a fondo nel tessuto sociale, le cui problematiche hanno causato il protrarsi di quell’esodo che ha portato fuori dalla Calabria tanta intelligenza giovanile.
I musicisti coinvolti, nelle loro interpretazioni incarnano, citano, distorcono, trasmutano motivi, passi e canzoni di quel patrimonio musicale dalla presenza ormai labile e occasionale, in cui troviamo tracce della nostra evoluzione culturale.
La musica immediata (non mediata) come chiave di lettura della musica stessa e della storia, cosicché nell’attuale era techno/logica le musiche di A & R si presentano come musiche in cui ci riconosciamo “geneticamente” e spiritualmente.
Il Festival vuole essere un’opera di recupero in extremis per salvaguardare aspetti e valori (filologici, storici, letterari, etnografici) che sicuramente giovano alla nostra memoria collettiva e che diano alla gente, e soprattutto alle nuove generazioni l’occasione di riappropriarsi delle proprie espressioni.
Elemento essenziale del Festival, è la considerazione degli spazi diversi” come contesti ove realizzare la produzione/fruizione di musica, quali riflessi commistionati delle reminiscenze culturali delle civiltà mediterranee. Da qui la necessità di non avere uno spazio specifico ma di utilizzare tutto il paese come luogo diversificato dove sviluppare le tre giornate.
In questa prima edizione, per ragioni economiche ed organizzative ci siamo limitati ad un programma ancora contenuto che propone comunque un calendario di grande spessore culturale e ricco di iniziative parallele, il nostro interesse è volto però a realizzare un evento (o più) annuale di carattere internazionale, in grado di chiamare a raccolta quelle esperienze di ricerca etno-musicale che orbitano in tutta l’area del Mediterraneo e non solo, le cui caratteristiche, tanto più diverse quanto più assimilabili, hanno determinato negli ultimi anni una incredibile esplosione multiforme e coloratissima di musiche etniche e/o popolari che hanno come comune denominatore una parola chiave, contaminazione.
A & R, quindi come luogo sincretico, una zona di interconnessione tra momenti espressivi e spettacolari diversi (musica, pittura, immagini, film, esposizioni) che confluiscono in un mélange tipico e ideale.
Da questo punto di vista la Calabria, in quanto terra di invasioni, di incroci etnici e culturali, potrebbe così diventare culla naturale della tradizione popolare e al contempo luogo per nuove forme di sperimentazioni musicali, l’ambiente più adatto ad ospitare un evento del genere.
Le tradizioni popolari d’altronde rimangono ancora oggi l’aspetto più tipico e caratterizzante della nostra Regione, in virtù anche del prezioso lavoro di ricerca e salvaguardia che tantissimi gruppi hanno svolto in questi anni. Tuttavia questo immenso patrimonio rischia inesorabilmente di scomparire per sempre.
Pino Urso e Donato Clausi